MOLTIPLICARE GLI INCONTRI, RACCOGLIERE LE FORZE, SFIDARE IL PRESENTE

SABATO GIORNATA DI MOBILITAZIONE PER LE OCCUPAZIONI, CASE, BISOGNI E SPAZI SOCIALI, CONTRO OGNI SGOMBERO!

Parlare di occupy è diventato centrale per i movimenti di tutto il mondo: occupy come forma di riappropriazione diretta, come pratica di resistenza alla ferocia dei mercati, del capitalismo e della finanza, come sperimentazione di democrazia diretta e partecipata, come opportunità di costruzione comune e dal basso di un altro mondo possibile.

Il ciclo di lotte è quello cominciato nel dicembre 2010 in Tunisia, per poi continuare in Egitto e in altri paesi del Nord Africa e del Medioriente, saltando al 15 maggio in Spagna con l’acampada degli indignados e poi continuando con le occupazioni e gli accampamenti in Grecia ad Atene. Tende in piazza si sono viste persino a Tel Aviv .Si arriva a settembre 2011 a occupy wall street per poi giungere alla diffusione delle occupazioni negli USA e altrove. Negli ultimi mesi abbiamo visto un enorme protagonismo degli studenti cileni e canadesi.

Un ciclo di lotte è un insieme di esperienze che prendono ispirazione, traducono e trasformano pratiche, tattiche e obiettivi delle altre lotte, che si contaminano a vicenda.

Si può pensare ad un ciclo come ad un virus che si trasforma a seconda di ciascun posto in cui si trova, a seconda dell’organismo ospite. Si è tradotta per esempio la lotta contro la tirannia dei Rais nella lotta contro la tirannia della finanza; dappertutto sono state invase le piazze, si è vissuto insieme imparando ad uscire dall’individualismo, si sono sperimentate pratiche orizzontali di decisione collettiva e autorganizzazione.  Ovunque la contrapposizione con le istituzioni della democrazia rappresentativa,da sempre a difesa dello stato di cose esistente e oggi più che mai feticcio esautorato di ogni potere, è esplosa con l’assalto e l’opposizione determinata ai centri del potere economico e politico: dalle insurrezioni del nord Africa alle proteste portate nel cuore della finanza mondiale, dagli assedi al parlamento ad Atene a quelli in Portogallo, Cile, Argentina, Spagna, Canada. Le reazioni saccenti, sprezzanti, insultanti, impermeabili al dialogo e il pronto intervento degli agenti di sicurezza hanno evidenziato la distanza tra istituzioni e una popolazione ridotta a sudditi, ma il Re è nudo, lo abbiamo spogliato. Lo spazio sociale entro a cui si muovono le forme più radicali di queste proteste cerca l’opacità dal controllo istituzionale, si ritaglia spazi fuori dal monopolio della legalità, del potere e del mercato..

Si occupano piazze, spazi sociali autonomi, università e scuole, case lasciate sfitte.

E’ in questo contesto che nel nostro piccolo abbiamo occupato la Libreria ex Cuem. Perciò, confrontarci con questo panorama e ragionare sulla pratica dell’occupy è per noi fondamentale.

Senza un luogo, organizzarsi è quasi impossibile. Abbiamo bisogno di posti che siano nostri, in cui moltiplicare gli incontri e la circolazione di idee e mezzi materiali, in cui incontrarsi, elaborare un’intelligenza comune e raccogliere le forze, per affrontare quella che consideriamo una sfida aperta al presente.

Le occupazioni sono ISOLE tenute libere dalle logiche di mercato e di controllo, e CREPE che aprono laboratori di partecipazione catalizzando lotte ed esperienze diverse. Spazi di autodeterminazione, luoghi dentro a quartieri, università, scuole, metropoli, territori, in grado di costruire pratiche e immaginari che indicano un fuori, ovvero un’altra idea di società, autonoma e contrapposta a quella dei mercati, della dittatura della finanza e del capitalismo, dei partiti e delle poltrone.

Non bisogna chiedere il permesso per essere liberi, non c’è libertà senza autonomia. La libertà è produttiva, crea valore chi è libero di immaginare, comunicare, costruire linguaggio.

Occupare la libreria significa criticare la mercificazione dei saperi e la scadenza dei servizi, ma significa soprattutto costruire la possibilità di produrre un sapere altro e gli strumenti per sopperire ai nostri bisogni. Significa creare un luogo di conflitto che si stagli in un’orizzonte di lotte che esulano dallo stretto recinto universitario.  E’ un luogo dove possiamo in autonomia sviluppare senso critico, mettere in pratica le conoscenze e svilupparle in comune, dopo aver  svincolato lo spazio dalla una logica privatistica e di profitto che contraddistingue l’Università come la società più in generale. 

Al di fuori degli spazi che liberiamo ogni iniziativa è subordinata e strozzata nella sua potenza creativa da un iter burocratico e politico di accettazione e canonizzazione incompatibile con la sperimentazione. E questo non avviene per caso…perché hanno tentato di sgomberarci per ben due volte? Evidentemente perchè siamo intrinsecamente incompatibili con l’ateneo del Career Day, con l’Università-azienda, con il loro sapere sterile, col feudo dei baroni.

Al di fuori degli spazi di movimento e di lotta ogni possibilità di autodeterminazione è imbrigliata in un orizzonte legale con cui il potere controlla, si difende e attacca

Dalla CASA all’acropoli, dalle LIBRERIE alle piazze liberiamo spazi e territori di resistenza e conflitto.

Questo sabato sarà una giornata di mobilitazione contro gli sgomberi a case e spazi sociali, solidale e complice di tutti quelli che occupano e si garantiscono le risposte ai propri bisogni.

A Milano ore 15,30 in piazza Selinunte corteo contro ogni sgombero per la riappropriazione di case, diritti e spazi sociali e a Genova corteo in difesa delle occupazioni abitative, contro gli sfratti e per il diritto alla casa.

Ex-Cuem Libreria Autogestita

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