L’Amministrazione chiude la Ex-Cuem

In data 16 aprile 2012 abbiamo occupato uno spazio lasciato vuoto dall’Amministrazione, dopo il fallimento –per bancarotta fraudolenta- di una libreria storica: la cooperativa CUEM. Quel tesoro di saperi ed esperienza accumulata in decenni, a partire da un’occupazione avvenuta a fine anni ’60, è stato così disperso e relegato nel dimenticatoio con la non curanza e il cinismo tipici di una società stanca e indebitata

Il nuovo stava però germogliando: sulle macerie di quel che è stato, delle persone hanno deciso di organizzarsi all’interno dell’Università partendo da indagini, lavori di inchiesta e conricerca.

E’ possibile decidere insieme, in quanto libera comunità, che farne di questo esamificio? E’ possibile inventare una via di fuga da un’Università verticistica, statica e ispirata a criteri aziendalistici? E’ possibile liberare e condividere i saperi, renderli strumenti contro la logica del “miglior piazzamento sul mercato del lavoro”?                                                                       A tali domande si è cercato di dare una risposta e una pratica in Ex-Cuem. Non tanto per sopperire agli ignobili disservizi dell’Università, quanto per costruire un nuovo rapporto tra vita e cultura a partire da queste mancanze.

Come?

Affermando innanzitutto che gli spazi dell’Università non sono in vendita e che è inaccettabile il dominio di Comunione e Liberazione per quanto riguarda spartizione di fondi, posti di lavoro e spazi (la CUSL, gestita da studenti di CL, è l’unica libreria all’interno della Statale).                                                                                                                             Dando vita ad una circolazione di materiali fuori (e contro) le logiche del profitto che permettano il generarsi di momenti di condivisione e discussione. Facendo vivere, così, le pubblicazioni di piccole case editrici e di editori indipendenti che vivono all’ombra del mainstream.                                                                                                                         Mettendo in comune le proprie conoscenze a partire dai libri, il cui costo è una barriera effettiva e sostanziale alla libera capacità di ciascuno di conoscere e acquisire metodo critico.                                                                                                                                 Mettendosi direttamente in discussione nel produrre cultura attraverso percorsi interdisciplinari che evadono dai programmi di produzione del sapere. Si tratta di una pratica che non può esprimersi all’interno di logiche burocratiche e ministeriali.

E tutto questo a partire da un’evidenza: l’università come luogo centrale e strategico che, lungi dall’impartire semplici nozioni, produce attivamente stili e ritmi di vita.                    Non abbiamo potuto certo esimerci dall’affrontare questa contraddizione e di farla esplodere, rendendo l’Ex-Cuem uno spazio attraversabile, dove fosse finalmente possibile fermarsi e conoscersi, dove poter prendere un caffè, leggere un quotidiano o una rivista e parlare, discutere e parlare ancora. Questo perché se la socialità si merita e si compra, la vita in comune si costruisce vivendola.

Questo spirito, queste energie e questa creatività non sono state ben accette dall’Amministrazione che ha preferito rinchiudersi su una posizione difensiva di principio (“non parlo con voi perché occupanti”), piuttosto che entrare nel merito delle contraddizioni sollevate e confrontarsi. Ha preferito ancora una volta le vecchie logiche delle telefonate, dei saldatori di porte, della digos, dei capannelli preparatori dei cda e della salvaguardia dei potentati costituiti. Un misero teatrino che affonda insieme ai bilanci dell’Università in fallimento.

Stamattina sarebbe stata un’altra bella giornata: avremmo aperto la libreria, comprato i giornali, fatto l’info-point alle matricole, studiato, organizzato una presentazione di un libro…

Libreria –Itinerante- Ex-Cuem

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