Avevamo promesso di rivederci a settembre. Vogliamo riprendere il discorso da dove è stato interrotto: riprendere con le chiacchiere, con i per-corsi, con la condivisione, con tutte le possibilità di vita all’interno dell’università che la libreria può offrirci. Darci un taglio con la cultura di plastica che ci soffoca e ricercare un sapere vivo.
Tutto questo passa per la pratiche sperimentate in questi mesi: la messa in comune dei libri, il ripensamento di uno spazio dove mangiare assieme o dove discutere, confrontarci, organizzarci. Questo è stato ciò che abbiamo generato.
L’Università, che si proclama luogo principale di stimolo e produzione culturale, ha risposto nel modo che ci aspettavamo, che per essa è l’unico possibile: una nuova serratura.
Avevamo occupato la libreria dopo la chiusura della CUEM perché ci eravamo accorti della necessità di uno spazio nuovo, perché abbiamo notato la contraddizione nel fatto che l’unica libreria aperta in università (la CUSL) è gestita da una cooperativa di Comunione e Liberazione.
Ciò che vogliamo è vivere l’Università in modo diverso: esperire e apprendere in tempi e spazi nuovi. L’occupazione della libreria ha soddisfatto la nostra esigenza di inventare immaginare e costruire, e il nostro bisogno di incontrarci, inserendosi perfettamente in uno dei tanti disservizi che la nostra Università ci offre. Il futuro non è qualcosa di dato, incominciamo da noi: riappropriamoci della storia!
Non siamo disposti a fermarci. Riapriremo la libreria. Nonostante le difficoltà, vogliamo farlo tutti insieme, e invitiamo chiunque abbia conosciuto e amato quel luogo ad aiutarci.
Intanto, l’autunno è alle porte. Dove finisce questo volantino inizia tutto il resto, tutto ciò che abbiamo voglia di fare.
Tutto ciò che faremo.
Nella produzione ci sono ore nelle quali sappiamo o quanto meno pensiamo che solo da noi dipenda continuare ad usarle creativamente – basta che non ci interrompiamo – , ma così sono anche le esperienze vissute, gli incontri: possiamo giovarcene inesauribilmente, solo non possiamo smettere.
W. Benjamin, Ombre corte, 1993