Le cose qui riportate sono scaturite dal ricordo che abbiamo di quella giornata. Manteniamo l’ordine con cui sono affiorate alla mente.
Il per-corso è iniziato da un’introduzione di Nic, che ha letto parti del “Manifesto del surrealismo” di Breton e parti del saggio di Benjamin “Il surrealismo”, intervallando con alcune frasi del “Paesano di Parigi” di Aragon. Dopo un breve excursus storico sul movimento surrealista e i suoi rapporti con le attività e il pensiero politico, la discussione è partita con un intervento di Gea riguardo la posizione critica di Artaud rispetto sia alle scelte politiche e “stilistiche” del movimento, affini alle posizioni del gruppo del “Grand Jeu”.
Questi ultimi definivano il procedimento di scrittura automatica “una trovata divertente”, un gioco, che permetteva di rendere concrete le immagini del pensiero inconscio, del sogno. Gli sforzi, secondo loro, dovevano esser volti a cercare il contatto con una realtà superiore: una posizione in un certo modo affine ad alcune religioni orientali.
I temi da cui partire: il mov. surrealista si configurava come qualcosa che esulava nella semplice creazione di un nuovo stile ma tentava di cambiare l’esperienza umana e il rapporto con la realtà e con l’arte in generale. Era un progetto di rivoluzione totale, che passava attraverso la compenetrazione di pratiche artistiche, poetiche, ma anche pratiche di sovversione sociale. “La rivoluzione surrealista” (titolo della loro rivista principale, poi cambiato in “il surrealismo al servizio della rivoluzione”) passava, come sottolinea Benjamin, attraverso il cambiamento di ogni percezione all’interno delle pratiche più banalmente quotidiane dell’esistenza. Egli parla di “viaggi in treno, squallidi pomeriggi domenicali passati nei quartieri proletari delle grandi città, occhiate attraverso finestre bagnate di pioggia in nuovi alloggi che vengono tradotti in esperienza se non in azione rivoluzionaria.” e di “far esplodere le grandi forze nascoste in queste cose”. I punti iniziali dell’introduzione: la rivoluzione spirituale, la nuova interpretazione del concetto di vita poetica e del difficile equilibrio tra l’elemento spontaneo e anarchico e quello organizzativo, quest’ultimo si tradusse (sopr. attraverso la figura di Breton) in continue “purghe intellettuali” nei confronti dei membri che non rispettavano l’ortodossia di un’idea che faceva della devianza la norma. Dario ha paragonato l’operato repressivo di Breton a quello di Freud, il quale non esitava a scomunicare i discepoli “eretici” che non accettavano o rinnovavano le sue concezioni. Cercando di evitare la parziale visione di Breton come controrivoluzionario, Nic ha sottolineato come l’agire di quest’ultimo era volto a salvare la componente più rivoluzionaria e libertaria da una minaccia stalinista dal punto di vista sia politico che culturale. I vertici del partito comunista francese hanno sempre guardato con sospetto i surrealisti, considerati “poco controllabili” e quindi pericolosi, nonostante parecchi membri facevano parte del partito stesso.
Benjamin nel suo saggio sostiene che ai surrealisti si ponga,ad un certo punto,un ultimatum: prima rivoluzione spirituale o prima rivoluzione materiale? Senza che fosse citato esplicitamente, questo argomento è diventato centrale nella nostra discussione. In precedenza, si era toccata la relazione tra surrealismo e situazionismo. Si è detto che i soggetti situazionisti avevano una “coscienza della loro opera” più forte dei surrealisti: quest’ultimi avevano una tendenza ad aprirsi all’inconscio e a lasciarsi inondare da esso, cosa che i situazionisti evitavano in favore in una maggiore “organizzazione” riguardo alla creazione di situazioni. (Ciò si evidenzia bene nella differenza tra la Flanerie surrealista e la Deriva situazionista1). Il punto di contatto che abbiamo notato è che la potenza creatrice, secondo entrambi i movimenti, è appannaggio dell’uomo e non del genio. Entrambi si pongono come TOTALI, cioè esigono una trasformazione radicale di tutto l’esistente: per questo hanno avuto una forza culturale così dirompente. Un cenno è stato fatto sull’importanza dell’amore per i surrealisti, citando il romanzo “Nadia” di Breton, nel quale è descritta la sua non consueta storia d’amore con la sua ragazza, considerata una malata di mente dalla società borghese2.
Era data molta importanza anche al ruolo della sessualità. Nel bureau de recherche surrealiste si incontravano e si scambiavano esperienze e impressioni personali riguardanti il sesso, cosa che per gli anni trenta era inusuale.
Poi, si è spontaneamente riprodotta senza nessuna necessità di moderazione una discussione sulla differenza tra rivoluzione materiale e rivoluzione spirituale, e ci si è interrogati sul se e come una prescinda dall’altra. L’intervento di Caterina era volto a mostrare come esista il rischio che un’esperienza quotidiana come poteva essere un viaggio in treno anche se vissuta con una diversa percezione possa non avere la stessa potenzialità rivoluzionaria se non accompagnata ad un gesto di rottura materiale (il non pagare il biglietto). Luca ha risposto che, per quanto fosse d’accordo sulla potenzialità sovversiva del gesto di rottura, il rischio sarebbe di non colpire i diretti responsabili (persone o strutture) ma di far ricadere il gesto contro i lavoratori o chi vive inconsapevolmente all’interno del dispositivo. Nic sottolinea l’importanza fondamentale di spazi come l’ex cuem, sovversivo rispetto ai dispositivi e luogo dove si realizzasse un equilibrio tra l’esperienza di rivoluzione spirituale e rivoluzione materiale (per dirla con Benjamin, l’equilibrio tra rivolta e rivoluzione). E’ come se anche per noi, durante la discussione, si fosse manifestato lo stesso ultimatum di cui parla Benjamin. Ovviamente non siamo giunti ad una conclusione. C’è da dire che coloro che tra i surrealisti scelsero un diretto impegno politico ebbero l’effetto di allinearsi alle posizioni staliniste, perdendo talvolta la loro vena poetica più profonda. La discussione è stata armonica, non è stato necessario nessun moderatore, nonostante alcuni dei punti toccati (ad esempio, la legittimità o meno del furto di un libro), che hanno suscitato critiche e contro-critiche, sempre nel rispetto della discussione. In generale, si è toccata con mano un’energia che proveniva da ogni corpo, mente e spirito, e una tensione che ha permesso di mantenere alto il livello di produzione di senso.
“Uno ad uno, essi offrono la loro mimica al quadrante di una sveglia che ogni minuto suona per sessanta secondi”
Tratto da: W. Benjamin, “Il surrealismo” in “Ombre corte” Einaudi, 1993